Viene riproposta di seguito un'intervista apparsa su agenziastampa.net e strettamente connessa con Viaggio nell'entroterra
Verso una
sensorialità allargata: Anna Laura Longo fautrice di percorsi eterogenei
(Intervista a cura di Agenzia Sistema)
Musica, arte,
scrittura, sono i territori da te esplorati. Proviamo per ciascuna di tali aree
di indagine a dare conto delle ricerche in corso. E partiamo anzitutto dalle
esperienze pianistiche, dalle indagini sonore che porti avanti…
I risultati delle mie attuali indagini sonore sono racchiusi in un volume intitolato Viaggio nell’entroterra / Moviment-azioni pianistiche. Attraverso questo recentissimo lavoro consegno con fiducia ai lettori e ai potenziali ascoltatori diversi resoconti di alcune delle principali azioni e performance musicali a cui mi sono dedicata negli ultimi anni, muovendomi in direzione di una pronuncia (e di una vitalità espressiva) fondamentalmente nuova e per me insondata, caratterizzata da un interesse significativo per la teatralizzazione del gesto musicale. Attraverso la lettura si potrà constatare come tutto sia avvenuto mediante un uso estremamente versatile e libero dello strumento: il pianoforte.
Una ridefinizione compatta dei codici legati all’arte interpretativa mi ha infatti indotta a costruire delle vicende sonore allargate e a ipotizzare pratiche immersive di carattere dinamico e multiforme.
La forza emancipatrice delle arti, secondo il mio punto di vista, si staglia con evidenza dinanzi al nostro procedere. È richiesto un sottile aggancio e quasi una fluttuazione tra questa forza sotterranea e le nostre esperienze in corso: un rilevamento di tale presenza connettiva spingerà, volta per volta, e inevitabilmente, a ridisegnare traiettorie e significazioni. Queste potranno, a loro volta, indurre a rimodulare, spesso energicamente, l’idea di realtà per guardare ai vissuti con capacità interpretative nuove, riplasmando la concezione del tempo, la sfera della memoria ecc.
È in questo scenario e sulla
base di tali presupposti che si sono sviluppate le operazioni
pianistiche-performative di cui riferisco nelle pagine del libro e che vertono
proprio su un criterio di audacia costruttiva e decostruttiva al contempo. Ho
cercato di dare maturazione e corposità all’azione offrendo però un immancabile
spazio anche a quelle che sono le spirali dell’immaginazione.
Quale
desiderio prioritario ti ha accompagnato nell’impostazione di questo progetto?
Le pagine offrono parziali risposte a un desiderio ineludibile, quello di dare una nuova sembianza e connotazione al suono, mediante congiunzioni tra aspetti visuali (puramente installativi) e aspetti sonori veri e propri , per risultati artistici all’insegna dell’eterogeneità. Un buon livello di trepidazione interna si è mosso di pari passo con un’esigenza di poeticità. Il lettore coglierà inevitabilmente una ventata di associazioni e spero possa attraversare i contenuti con passo godibile, ma al contempo con attitudine riflessiva, cogliendo l’importanza –anzi l’imprescindibilità- delle spinte poetiche immesse nell’itinerario creato. l paesaggi acustici, nella contemporaneità, si nutrono di energie legate al molteplice , pertanto le tante ricerche che si muovono nel novero della musicalità e del musicabile non possono non tener conto di ciò. Per questa ragione ho avvertito la necessità di procedere con malleabilità, situandomi in un divenire per l’appunto non cristallizzato.
Una stabilizzazione
delle sintassi potrebbe infatti – probabilmente- non rispecchiare l’andamento
fluttuante dell’esistente. Ci tengo anche a specificare che, alcune delle
musiche di cui riferisco nel libro-catalogo in questione, accompagnano spesso le
mie installazioni o mostre bibliografiche.
A proposito di
mostre bibliografiche spostiamo l’attenzione sui tuoi libri d‘artista che, nel
corso del tempo, stanno assumendo fattezze insolite, guadagnando corposità e
spessore. Sono opere sperimentali, che si fanno portatrici di uno slancio
contemporaneo decisamente originale. Alcuni esemplari sono reduci da
esposizioni in Francia. In particolare sono stati presentati a Lione durante la
Biennale de la Danse e a Pantin nel corso del festival Camping presso il CND
(Centre national de la danse) . Descrivici questi lavori e in quali direzioni
stai procedendo.
Le due
occasioni sono state per me preziose e soprattutto mi hanno permesso di
constatare come la collocazione di queste opere all’interno di festival e
rassegne di danza e teatro sia particolarmente congeniale. Un precedente
tentativo era stato effettuato in collaborazione con l’Association Art et
Culture Fabri de Peiresc (Haute Provence). La pagina in definitiva si configura
come spazio scenico. L’enfasi data alla dimensione facilita l’innesco di una
ricerca di tipo spaziale, per l’appunto. Nel corso di questa estate sto
preparandomi anche per una partecipazione alla Biennale des Livres d’Artistes
in Québec (Canada), prevista a fine settembre.Tuttavia oltre agli impegni esteri sono presente con una certa
assiduità anche in Italia e, tanto più, nella mia città. Mi piace a tale
proposito ricordare e ringraziare alcuni dei contesti romani che hanno volta
per volta ospitato esemplari di miei libri- organismo, proponendoli in forma
installativa o attraverso presentazioni diversificate, in particolare: il
Palazzo delle Esposizioni (Scaffale d’Arte PalaExpo), la Libreria e Studio
bibliografico Marini, Sinestetica Expo, Leporello Books, la Biblioteca
dell’istituto Svizzero. Anche nel mio studio-atelier organizzo di tanto in
tanto delle giornate di porte aperte. È successo più volte in occasione della
rassegna Il maggio dei Libri o per far conoscere in anteprima lavori inediti.
Amo la dimensione intima che può crearsi, la possibilità di conversare e
ritrovarsi in uno stato di apertura gioviale e naturale. Non sono mancate occasioni di
confronto diretto con il pubblico. Mi piace qui ricordare l’intervento portato
presso il Polo culturale Le Clarisse di Grosseto, durante la rassegna Arthè, Anticipo infine che a settembre il mio libro-organismo
Vision Blanche sarà a Pesaro durante l’Hangartest.
Restando nel
campo dell’arte sarà utile fare un riferimento al tuo lavoro di configurazione
di installazioni artistiche e impianti visuali complessi. Quali collaborazioni
hai stabilito di recente?
I materiali sono all’origine dei miei progetti installativi. La morbidezza dei libri in tessuti ovattati si contrappone alla grintosità e alla magia del ferro, l’ambiguità e l’impermanenza dei materiali organici può affiancarsi all’asetticità dell’ecopelle o degli inserti plastificati. Tutte queste materie divengono liberatrici di forme. Sono in generale interessata a seguire i flussi che appartengono alla libertà di un’asimmetria. Ho avviato sperimentazioni sul concetto di decentramento o dislocazione, di mobilità e ribaltamento.
Parliamo ora
di ricerche poetiche e, più in generale, della tua dedizione alla parola-suono.
Definisci spesso le parole “stati tensori” che possono – o meno – trovare una
risoluzione in una sorta di scioglimento. Dopo Questo è
il mese dei radiosi incarnati del suolo (Oèdipus) sei al lavoro su una nuova
silloge? A quali procedimenti di scrittura ti affidi in questo frangente di
tempo?
La mia nuova
raccolta si intitola Declinazioni del timbro. Anche in poesia il mio
desiderio è quello di impossessarmi di una possibile variabile, attuando ora
una disintegrazione ora un recupero di codici e stilemi. Tale variabile potrà
essere momentaneamente tersa e mostrarsi a tratti imprendibile o indecifrabile.
Amo spingermi in direzione di una spigolosità della parola, liberando al
contempo delle possibili rotondità. Le procedure poetiche che metto in campo
risentono delle mie ricerche sul piano performativo, dove prevale l’attenzione
o lo svisceramento del tempo unito a una ricerca sulla significatività del
gesto.
Quali
riflessioni conclusive puoi offrirci?
Le arti sono
in possesso di un formidabile e indiscutibile potenziale energetico. Ciascun
linguaggio della contemporaneità, per sua natura, prelude al delinearsi di una
modulazione di libertà. Se riuscissimo – anche provvisoriamente – ad entrare
nella qualità di tali circuiti, integrando l’esprimibile con l’inesprimibile,
facendoci carico del rimbombo così come dell’imponente silenzio del mondo,
probabilmente entreremmo in una porzione di “contatto stratosferico” con
l’intorno, in un gioco consapevole di conquista dell’istante, attraverso la
magia della presenza.
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